mercoledì 13 gennaio 2016

articoli per conoscere

Due articoli tratti dalla rivista OK Salute e benessere di gennaio

“Crescere con un cane in casa riduce il rischio di asma. Lo rivela una ricerca condotta in Svezia su oltre un milione di bambini nati tra il 2001 e il 2010 e pubblicata sulla rivista scientifica Jama Pediatrics: la convivenza con un cane nel primo anno di vita, in particolare, potenzia il sistema immunitario e aiuta a prevenire le allergie, riducendo del 15% il rischio di asma in età scolare”.


“Sensibilizzare i bambini al rispetto e alla comprensione degli animali: “Io e il mio amico cucciolotto” è il progetto educativo gratuito rivolto alle scuole primarie proposto dall’Ente nazionale protezione animali di Savona in collaborazione con la scuola di interazione uomo-animale e con la Pizzardi editore. In varie lezioni pratiche, educatrici cinofili e volontarie spiegano ai bambini non solo come rapportarsi al cane e al gatto, ma anche come prendersene cura”.













Tratto da Wall Street International

Un animale in casa. Quattro buoni motivi per non farne a meno.
Di Aurel Palmaccio


1.   Gli animali donano amore incondizionato

Ognuno di noi ha necessità di soddisfare alcuni bisogni fondamentali per vivere una vita soddisfacente. Il primo di questi bisogni è sicuramente quello di dare e ricevere amore. Gli animali soddisfano alla perfezione questa nostra necessità. Nonostante loro diano affetto senza esserne coscienti, perché fa parte della loro natura, l’essere umano ha bisogno di ricercarlo in continuazione. Chi ha un animale domestico sa bene cosa è l’amore incondizionato, ovvero quell’amore che non pretende di essere ricambiato ma che viene donato senza doppi fini. Prendersi cura di un altro essere vivente ci fa sentire utili, ma non solo. Sappiamo di essere amati per ciò che siamo senza essere giudicati, disprezzati o ancora peggio rimproverati. Non si arrabbiano se rientriamo a casa qualche minuto dopo, ne’ cercano spiegazioni. Semplicemente aspettano con ansia e impazienza il nostro ritorno. Anche altri animali hanno questo comportamento ma non ce ne rendiamo conto perché siamo abituati a decifrare il loro comportamento secondo il nostro metro di giudizio. Anche se gli uccellini o il criceto non ci saltano addosso o non si mostrano riconoscenti quando diamo loro del cibo, questo non vuol dire che non ci ringrazino o che non siano felici di vederci. Chi ha un animale riesce a esprimere liberamente sia se stesso che l’amore.



2.   Gli animali riducono lo stress e l’ansia

        Un animale ci trasmette, oltre all’affetto, anche una profonda sensazione di calma e benessere interiore. Ma perché tutto questo?. Prima di tutto perché non usano il nostro linguaggio e questo ci fa rimanere sempre affascinati dal loro modo di comunicare con noi, con i loro simili e con ciò che li circonda. Per esempio, vedere un gatto che dorme o si rilassa dà una serenità senza eguali. Un uccellino che cinguetta ci fa pensare alle belle giornate primaverili. Un cane che scodinzola ci trasmette serenità e felicità. Da tutto ciò ne deriva che anche noi siamo più rilassati e contenti quando conviviamo con un animale. Il loro modo di fare a volte ci sembra buffo e ci incantiamo solo a guardarli. Il massimo si ottiene quando ci mettiamo per esempio sul letto o sul divano con il nostro amico vicino.
I gatti, in particolar modo, sono più tranquilli, amano rilassarsi e passare molto tempo senza pensieri. I cani invece sono più giocherelloni ma questo non è assolutamente una cosa a svantaggio del beneficio di trasmettere una sensazione di calma. Fare una passeggiata con il cane è molto rilassante e andare con lui in spazi verdi o sulla spiaggia sicuramente permette di allontanarci per un po’ dal trambusto quotidiano e vagare liberamente.

                                               Ciccio

3.   Gli animali ci rendono responsabili.

Prendersi cura di un altro essere vivente offre il vantaggio di diventare in poco tempo responsabili e di adattarsi al bisogno del nostro amico. Avere un animale non è per niente un gioco, ma richiede dedizione continua giorno dopo giorno negli anni. Adottare un animale vuol dire prendersi cura di lui in ogni istante della giornata. Chi possiede un animale domestico, sia le persone adulte che i bambini, impara presto a diventare responsabile.
Sa che senza di lui l’animale non può prepararsi da solo il cibo, pulire i propri bisogni o costruirsi la cuccia. Ma non stiamo parlando esclusivamente di sopravvivenza; chi ha un animale sa che il proprio amico ha anche bisogno di stimoli continui ed è necessario offrire delle attenzioni particolari in ogni momento della giornata e non solamente quando si ha voglia. Coloro che hanno un fedele amico, sanno bene che se vogliono andare in vacanza devono portarlo con sé oppure affidarlo a qualcuno che se ne prenda cura. In questo modo si diventa responsabili e maturi oltre che organizzare gli impegni e prendere decisioni non solo in base ai propri capricci. Per i bambini è bene avere un animale domestico in casa perché gli si insegna sin da piccoli ad avere cura, con costanza e dedizione, di una latro essere vivente e non solo dei suoi simili. Inoltre si insegna loro a rispettare gli impegni, la divisione dei compiti e il rispetto per tutti gli esseri viventi.


4.   Gli animali aiutano a combattere la sedentarietà.

Indipendentemente dall’età che abbiamo, avere un animale domestico aiuta sicuramente a combattere la sedentarietà. Portare a spasso il cane per esempio, più volte al giorno, aiuta a tenersi in movimento ma anche a combattere la pigrizia oppure ad evitare di rimandare la passeggiata giornaliera che ci farebbe tanto bene. C’è addirittura chi fa sport con il proprio cane portandoselo a correre oppure mentre va in bicicletta. Nonostante ci voglia organizzazione e addestramento per il cane, questo non solo è possibile ma anche salutare per entrambi.
Le persone anziane, per esempio, possono avere un buon motivo per fare due passi e allo stesso tempo non pensare troppo ai problemi inevitabili legati alla vecchiaia.
Ma i benefici si traggono anche con altri animali come il gatto che di solito non ha bisogno di essere portato fuori. Si può infatti giocare con lui lanciandogli palline, accarezzandolo o “inseguendolo” per la casa. Gli altri animali come uccelli e criceti, a modo loro, ci aiutano a combattere la sedentarietà per esempio pulendo la gabbietta, spostandoli ogni tanto fuori, costruendo loro una gabbietta più grande in giardino, etc…

                                              Sunù










giovedì 7 gennaio 2016

Il mio devoto cane

Poesia di Rabindranth Tagore: Il mio devoto cane

Ogni mattina il mio devoto cane presso la sedia
Silenzioso aspetta affinché io lo saluto con un colpetto.
Al ricevere questo tenue omaggio
Di gioia il suo corpo tutto trasale.

Fra tutte le mute creature
Lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’uomo nella sua interezza
essere per cui può dare la vita contento,
cui senza secondi fini può riversare amore
da un opaco sentire che a stento trova la via
verso il mondo della coscienza.

Quando vedo l’offerta di questo muto cuore
supplice del suo stesso bisogno,
immaginar non so quale raro valore
la sua pura saggezza ha trovato nell’uomo.

Col suo tacito sguardo, patetico, smarrito,
quel che afferra non può esprimere in parole;
ma per me rivela il vero significato dell’uomo

nello schema del creato.

Sunù ed io

Quando Sunù ed io ci siamo incontrate per la prima volta, io stavo percorrendo avanti indietro il corridoio di un rifugio, mentre lei era in uno dei box di questo rifugio, Non cercava di farsi notare, il suo sguardo non cercava lo sguardo di nessuno e il suo corpo smagrito passava quasi inosservato, tanto lei si appiattiva contro la parete di fondo.
Era un sabato e al rifugio c’era molto da fare tra nuovi arrivi, visite, etc… Era sabato 8 marzo di qualche anno fa. Una volontaria mi dava informazioni riguardo ai vari cani, dando voce  a chi voce non ha.
Angeli premurosi di queste creature in difficoltà.
Di quel cane dal pelo arruffato e anche un po’ mancante, magro magro non sapevano dirmi molto perché era arrivato solamente da una settimana.
Quattro cose sul suo conto erano però certe: era una femmina, non riuscivano a convincerla ad uscire nel piccolo spazio all’aperto recintato annesso al suo box, mangiava solamente l’umido ed era stata sequestrata al proprietario.
Decisi di portarmela a casa e di chiamarla Sunù, che in cinese significa “fanciulla semplice”.
Fin dai primi giorni diventai consapevole che Sunù in realtà era molto complessa pe me da capire,  difficile da aiutare.
Consultai un educatore che mi diede utili consigli e qualche lezione e che mi disse, osservandola, quali erano le esperienze che aveva presumibilmente fatto in passato e tutte quelle che sicuramente le erano mancate e che la rendevano così spaventata, impaurita, fobica.
La sua principale paura e diffidenza era nei confronti degli esseri umani, fatta eccezione per quelli che erano accompagnati da un amico a quattro zampe, verso il quale rivolgeva immediatamente la sua attenzione, dimenticandosi dell’umano, almeno finché questo non avesse la cattiva intenzione di accarezzarla.
Una cosa certa era che Sunù amava i suoi simili e ci si relazionava nel migliore dei modi. E questa fu una vera fortuna, per entrambe.
In secondo luogo la spaventavano i rumori, i bidoni dell’immondizia, le strade strette, l’ascensore (all’epoca abitavo al 4°piano di un condominio in un paese della bassa parmense).
All’inizio, per evitarle ulteriori stress, uscivamo per le passeggiate negli orari meno “pericolosi”.
Fu l’inizio di una relazione che mi avrebbe fatto sentire impotente, inadeguata, incompetente, frustrata, scoraggiata, sfiduciata. Questo nei primi tre mesi.
Mesi in cui dovevo pensare, dietro indicazione del mio veterinario, innanziutto a rimetterla in forze tramite l’alimentazione, preparandole pappe molto energetiche.
Quando poi eravamo in casa, Sunu cercava di rannicchiarsi in qualche angolo e non era interessata ad avere contatti con me. Era completamente apatica.
Per aiutarla, dovevo motivarla, stimolarla continuamente e aspettare, fino a che, prima o poi, qualcosa si sarebbe risvegliato in lei.
Rispettando i suoi tempi.
Con Pazienza.
Portando attenzione ad ogni piccolissimo progresso.

A giugno decisi di prendere una decina di giorni di vacanza e mi trasferii con Sunù nell’entroterra ligure, in un piccolo borgo, abitato da poche persone e parecchi cani.
Ero intenzionata a dedicarmi completamente a lei e alla nostra relazione e vedere cosa succedeva.
La portai a fare lunghe passeggiate nei boschi e quell’ambiente la aiutò a tirar fuori e a mostrare un lato a me del tutto sconosciuto e inaspettato.
Scoprii così (anche grazie a cacciatori della zona) che Sunu era molto imparentata con il Griffone, un cane di origini francesi, utilizzato per la caccia al cinghiale, un tipo rustico e dal forte carattere.
Certe volte, così come accade anche a noi esseri umani, le esperienze traumatiche vissute (soprattutto in giovane età) lasciano tracce profonde  e la gioia di vivere si può affievolire, a volte spegnere.
Ma la scintilla che risiede nel profondo, quella no. Va ricercata e aiutata a tornare a risplendere. Nuovamente.
Sunù iniziava a guardarmi, iniziava ad accettare il contatto fisico con me,  finché una sera si sedette sul divano accanto a  me e mi diede tanti piccoli e delicati morsi.
Quello che fece si chiama in termine tecnico
Era un nuovo, commovente, inizio.
Tornate a casa, iniziammo a frequentare l’area cani.
Sunu aspettava nel prato che gli altri cani la raggiungessero invitandoli al gioco, in quanto lei al momento preferiva ancora tenersi a distanza di sicurezza dalle panchine e dalla piazzola, dove generalmente sostavano i temuti esseri a due zampe.
Com’era bello vederla giocare felice. Finalmente!


Sunù e Brando





martedì 29 dicembre 2015

TRA UOMO E CANE E’ AMORE AL PRIMO SGUARDO

Da un articolo di Elisa Buson apparso sulla Gazzetta di Parma.

TRA UOMO E CANE E’ AMORE AL PRIMO SGUARDO

Una ricerca dimostra come il contatto visivo accenda ormoni e sentimento


Cane e padrone si guardano con gli occhi dell’amore, proprio come fanno madre e figlio. Il forte legame che li unisce passa infatti dallo sguardo: il contatto visivo genera nel cervello di entrambi un’impennata dell’ormone dell’amore, l’ossitocina, con un meccanismo molto simile a quello che rafforza il legame affettivo tra madre e figlio. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori giapponesi coordinati dal biologo Miho Nagasawa dell’Azabu University.
Il loro studio, che conquista la copertina di Science, svela che il cane è diventato il migliore amico dell’uomo imparando a guardarlo negli occhi, imitando cioè un comportamento tutto umano.
Ma non solo: i risultati della ricerca aprono nuovi orizzonti anche per quanto riguarda la “pet therapy” e in particolare l’uso dei cani nella riabilitazione delle persone autistiche o affette da sindrome post-traumatica da stress.
Per scoprire le radici biologiche dell’amicizia tra uomo e quattro zampe, i ricercatori hanno osservato per 30 minuti il comportamento di 30 cani (15 femmine e 15 maschi di ogni razza ed età) con i loro proprietari (24 donne e 6 uomini), documentando ogni genere di interazione (visiva, tattile o vocale) tra le due specie. Al termine dell’esperimento sono stati misurati i livelli di ossitocina nelle urine di cani e umani, confrontando i valori con quelli registrati prima dell’esperimento. Dai risultati è emerso che più è prolungato il contatto visivo tra cane e padrone, più aumenta l’ossitocina nel cervello di entrambi.
Per capire se esistesse una relazione di causa-effetto, i ricercatori hanno fatto un secondo esperimento spruzzando l’ossitocina direttamente nel naso dei cani, lasciati poi liberi di avvicinarsi al proprietario come ad altre persone estranee. Gli effetti sono stati subito evidenti: i cani di sesso femminile hanno risposto all’ormone dell’amore aumentando il tempo trascorso fissando lo sguardo del padrone.
A distanza di 30 minuti, l’ossitocina è aumentata anche nel cervello dei loro proprietari, rendendo così evidente l’effetto a catena.
Questa “corrispondenza di amorosi sensi”, però, non è innata, ma si è sviluppata nel corso dell’evoluzione. I ricercatori lo hanno scoperto sottoponendo agli stessi esperimenti alcuni lupi allevati dall’uomo: nessuno di loro ha mai mostrato comportamenti simili a quelli osservati nei cani. Ciò potrebbe significare che questo meccanismo biologico di attaccamento si è sviluppato contemporaneamente nell’uomo e nel cane nel corso della loro millenaria convivenza.



Ovviamente, chi ha una relazione con il proprio cane, conosce perfettamente ciò di cui parla l’articolo perché lo sperimenta ogni giorno, non ha bisogno di prove scientifiche,  casomai in questo caso la scienza conferma il suo “sentire”, ma per altre persone, per chi ha bisogno invece di sapere come stanno le cose prima di sperimentarle  siccome siamo tutti uguali ma anche unici e diversi o per chi è più tecnico, può trovarlo interessante e utile. Tenendo ben presente che con qualsiasi cane possiamo stabilire questa “connessione”. Il pedigree non è richiesto. Neppure per il propietario.